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ELEKTKA

Elektra in Vittoria Faro è una ragazzina dall’adolescenza negata, una guerriera-punk ostinata, ribelle e passionale che sfida a viso aperto il suo tempo, i suoi poteri e le sue ipocrisie. Disposta all’odio per la sua stessa madre, è consapevole che solo uccidendola può recidere il cordone ombelicale delle sue fragilità di donna e figlia e dare soddisfazione alla sua rabbia impetuosa, per affermare finalmente la sua voglia di giustizia. 


Hugo von Hofmannsthal, enfant prodige della modernità letteraria austriaca, influenzata dalle contemporanee teorie psicoanalitiche di Freud, indaga la psiche umana attraverso le figure classiche, privandole della loro originaria connotazione mitica e liberandole dagli intenti estetizzanti di fin de sèicle, per scandagliare l’inconscio e il dramma della vita pulsionale dell’Io. 
“I miti classici sono contenitori eterni in cui i poeti di ogni epoca riversano un contenuto spirituale e psichico sempre nuovo”.
Ma la cogente attualità della sua tragedia sta nella rappresentazione del vero dramma umano al centro dell’opera, la devastazione che domina la scena, che si genera dall’odio e dalla sete di vendetta, capaci di trasformare le vittime in carnefici e viceversa.
Per lasciare, infine, sul campo solo dolore, sconforto e morte.


Il progetto di Vittoria Faro è frutto di una ricerca sull’attualità del Mito, che ha già dato vita a M:DEA, andata in scena due anni fa nella stessa prestigiosa location e a nel Teatro Pirandello, declinata in molteplici voci.
Innanzitutto la parola, rimodulata già nella nomenclatura dei personaggi, per cogliere la poesia di ogni singolo fonema, prediligendo il suono e piegandolo a raccontare il senso.
E’ un’indagine sulla psicologia di ogni personaggio, colto nella profonda umanità di ogni tratto e, depurato dalle scandagliature freudiane del testo originario, nei suoi caratteri universali e senza tempo.
Ma l’Elektra dell’artista agrigentina è soprattutto ricerca di un’atmosfera distonica a cavallo fra il mito e le sue valenze più attuali, che tenga armonicamente insieme i diversi apporti artistici, poesia, musica, azione scenica, spazio, luce, tratteggiando in un’alba livida e decadente le suggestioni steam-fantasy apparentemente distanti dal linguaggio teatrale più accademico eppure così immediate per la riscoperta del mito classico nella sua contemporaneità.


Produzione
TestaccioLab / Roma

Regia

Vittoria Faro

Aiuto Regia

Riccardo Tine'

Adattamento e Parola 

Vittoria Faro e Riccardo Tine'

 

Spazio

Antonio Pizzola

luce

Valentina Ciaccia

Suono

Vittoria Faro e Antonio Pizzola

Interpreti

Vittoria Faro-Elekta

Liliana Massari'-Clitemna

Pietro Faiella- Aighistos

Zoe Zolferino-Crisotia

Fabrizio Milano-Orestia

Carola Ripani-Clotropo

Claudio Vasile-Agamthone e Pilade

Federico Ferrante uno delle guardie

Unknown Track - Unknown Artist
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H

Nella Valle dei Templi, dinnanzi alla bellezza delle colonne doriche di Hera Lacinia, illuminate dalla luna piena, lo spettacolo, Elektra, Vittoria Faro, geniale e straordinaria attrice, venuta da Roma, con la sua compagnia teatrale, ha reso nuovamente onore alla sua terra, quella di Epicarmo e degli altri autori sicelioti, che fin dalle origini con il dramma influenzarono la tragedia e la commedia. L’arcaismo delle architetture greche, la purezza di stile cantata da Goethe nel suo diario di viaggio, sembrano coniugare lo spazio e il tempo delle più grandi opere della letteratura greca, nella valle del mito. La riproposizione dell’opera in chiave contemporanea idealmente fa viaggiare attraverso i millenni, fa riflettere sulla società di oggi, ma la differenza, l’emozione più grande sta nell’interpretazione di Vittoria Faro, che riesce sempre a sorprendere con la sua grande energia, la sua bravura e la sua bellezza. La sua passione, il suo tormento artistico, fanno vibrare la sua anima dinnanzi ad un pubblico che rimane che rimane attonito, immobile. Chi la conosce, sa che lei è nata attrice, come in una sorta di “metempsicosi” pitagorea , e proprio nella Valle degli Dei, sotto un cielo sereno, con la luna e le stelle, da dove la sua anima sembra provenire, ci racconta Elektra, recita senza risparmiarsi, gettata in catene tra i ciottoli, senza soffrire le ferite del corpo, fa pensare alle regine dell’antichità che manifestavano il loro dolore strappandosi i capelli e graffiandosi i seni, come nelle Troiane di Seneca. Il suo costume da eroina si accende di luce, polarizza l’attenzione, esalta i suoi movimenti, che diventano quasi surreali, magici, all’interno di una scenografia teatrale e ambientale che si colora di suoni a tratti forti oppure delicati come i silenzi di Beethoven, e proprio sulle note di un pianoforte, Elektra danza, prima di accasciarsi, sotto lo sguardo della luna. (Carmelo Capraro)

Grazie alla protagonista e a tutti gli attori per averci regalato questo sogno.

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